La Sardegna è pronta per la fase 2. Ma come ha precisato il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte non sarà un via libera incondizionato. Dovremo infatti convivere a lungo con mascherine, guanti e gel. E anche dopo il 4 maggio, quando si allargheranno le maglie delle restrizioni, non sarà facile gestire la situazione. Da quella data infatti saranno consentite le visite ai parenti stretti, ma ancora vietati gli spostamenti fuori dalla regione, a meno che non ci siano fondati motivi di lavoro e di salute. Sarà poi consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione o residenza.
Graduali riaperture dal 27 aprile
Secondo le disposizioni contenute nel nuovo Dpcm, anche in Sardegna dal 27 aprile riaprono i cantieri pubblici ma solo il 4 maggio quelli privati. Gradualmente riapriranno le aree verdi, i negozi , ristoranti e bar, centri estetici e parrucchieri ma ancora stop alla scuola.
Difficoltà a interpretare il Dcpm
Sono molti i dubbi e tante le polemiche su come interpretare le nuove regole. Ad esempio nel Decreto si parla di spostamenti ammessi per fare visita a parenti purché venga rispettato il divieto di assembramento e il distanziamento interpersonale di almeno un metro e vengano utilizzate protezioni delle vie respiratorie. Ma non è chiaro cosa si intenda per congiunti, né fino a che grado di parentela si possa estendere il termine.
Non è stato chiarito come verranno aiutate le famiglie i cui genitori potranno tornare a lavorare e dove ci sono bambini piccoli. Nessun riferimento poi al mondo del turismo che nell’isola registrerà una contrazione di i 514 milioni di euro, diviso in -325 milioni di euro per il settore alloggio e -189 milioni di euro per la ristorazione.
Cei contro il decreto Conte
Dopo le contestazioni della Conferenza episcopale italiana per il prolungamento dello stop alle messe, si è fatto sentire l’appello lanciato on line da un frate dell’Ordine della Mercede, Efisio Schirru,( tra i fondatori della Radio del Santuario di Bonaria a Cagliari e ora responsabile delle comunità di accoglienza dei Mercedari a Firenze) per chiedere il ritorno dei fedeli tra i banchi delle chiese per le celebrazioni eucaristiche. Intanto Conte lavora a un nuovo protocollo per anticipare la possibilità di celebrare le messe.